Tavola, i falsi miti sono serviti

di Milani

Milena Colzani, specialista in Dietologia dell’ospedale di Saronno, stila per Varese Mese un elenco di sbagli alimentari da rifuggire per non andare incontro a conseguenze negative, che si fanno più pesanti con il passare degli anni. “Anziché stare sempre a dieta, leggete bene le etichette”

Una corretta alimentazione passa prima di tutto dalla consapevolezza. Da ottenere sfatando i falsi miti alimentari, che causano una pericolosa confusione, spesso magistralmente “manovrata” dai guru delle diete e diffuse via Internet.  

Mito 1:  mangiare senza glutine fa dimagrire o semplicemente fa stare meglio
Le carenze nutrizionali quali deficit di vitamina B12 e folati possono portare a complicanze cardiovascolari ed a una maggior difficoltà a tenere sotto controllo i livelli glicemici. Non si devono sottovalutare le conseguenze sulla salute delle diete gluten free nei soggetti non affetti da celiachia o con sensibilità al glutine. Considerato che fra i possibili fattori che ne influenzano l’insorgere, vi è anche un eccessivo impiego di cibi industriali, l’unica prevenzione è la selezione consapevole dei prodotti e un consumo moderato di glutine, che non deve mai superare la dose consigliata tra i 15/20 g al giorno. Quindi. via libera ai grani antichi (grano Senatore Cappelli, farro, kamut, orzo, spelta) rispetto a quelli moderni.

Mito 2: pasta a pranzo e proteine la sera: la soluzione migliore per dimagrire
Per il controllo del peso e dei livelli glicemici è necessario che nei pasti principali (colazione, pranzo e cena) siano presenti tutti i macronutrienti. Cioè carboidrati a basso indice glicemico, proteine, grassi per creare il giusto equilibrio del complesso sistema ormonale che regola il senso di fame e di sazietà.

Mito 3: le verdure vanno usate come contorno
La verdura deve essere, in termini di volume, l’alimento più presente almeno nei pasti principali. Consumarla all’inizio facilita l’acquisizione del senso di sazietà. Inoltre, rallentando la velocità di assorbimento intestinale degli zuccheri e dei grassi, aiuta a tenere sotto controllo i livelli della glicemia e del colesterolo

Mito 4: mangio sano, uso pochissimi grassi
Da evitare sono i grassi idrogenati presenti in alcuni prodotti industriali tipo da forno (sempre meno per fortuna) e, se in dosi esagerate, quelli vegetali omega-6, come l’olio di girasole o di arachidi, e quelli saturi come il burro o il cocco (questi in quantità limitate sembrano fare bene). L’olio extra vergine d’oliva e l’avocado, ricchi di grassi monoinsaturi, e il grasso del pesce, ricco di omega-3, non solo non sono dannosi, ma sono perfino molto salutari.  

Mito 5: le proteine fanno malissimo
Assumere un’insufficiente quantità di proteine, soprattutto per gli anziani, può essere dannoso per la salute e per la qualità della vita. Il pesce, le uova, il pollame dovrebbero essere assunti con regolarità (attenzione alla provenienza e al metodo di allevamento). La carne rossa dovrebbe essere mangiata in quantità non superiore ai 400 grammi alla settimana. Insaccati e formaggi non sono alimenti ideali per via dell’apporto di sale, possibili conservanti e grassi saturi. Un’alternativa sono le proteine vegetali, meno complete rispetto a quelle animali (fatta eccezione per quelle della soia), il cui valore biologico può essere aumentato dall’associazione con i cereali.

Mito 6 : per non ingrassare devo stare a “dieta” perenne
L’alimentazione restrittiva porta nel tempo a pensare in termini ossessivi al cibo e predispone al fenomeno delle “abbuffate”. Se a questo, associamo il rallentamento del metabolismo basale indotto dalle diete, ci spieghiamo il recupero ponderale (effetto yo-yo). E’ pertanto, consigliabile interrompere periodicamente la propria dieta con un’alimentazione libera (attenzione: non illimitata) per “riattivare” un metabolismo “ibernato”. Insomma, ogni tanto un dolcetto non soltanto ci sta, ma – nelle giuste dosi – è anche consigliato.

In conclusione, tra tanti miti, una sola certezza: leggere bene le etichette dei prodotti per ridurre in modo sistematico il consumo di quelli industriali e raffinati.

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