“Voce a chi non ce l’ha”

di Milani

Al suo debutto il quotidiano online Malpensa 24 ha una media di 20mila persone che lo seguono ogni giorno. Abbiamo intervistato l’editore Fabrizio Iseni, che all’ombra dello scalo internazionale ha già costruito un ospedale privato con tecnologia all’avanguardia, in cui vengono a curarsi big dall’Italia e dall’estero

di Chiara Milani

 

Malpensa ha già messo le ali alla sua clinica. Quella struttura di Lonate Pozzolo nata trent’anni fa e oggi meta di “turismo sanitario” da tutto il mondo. Non pago, l’imprenditore Fabrizio Iseni adesso ha deciso di far decollare una nuova avventura, stavolta in campo editoriale. Stiamo parlando di Malpensa 24, il quotidiano online lanciato lo scorso maggio e diretto da Vincenzo Coronetti, forte di oltre quarant’anni di esperienza sulla carta stampata.

Partiamo dalla neonata testata Malpensa 24: è tempo di primissimi bilanci

E’ un quotidiano online che ha cominciato a presentarsi il 10 maggio. E’ un giornale che è nato per una volontà precisa: dare voce a chi non ha voce. Soprattutto nel territorio dell’area di Malpensa. Da editore, ma posso anche dirlo per conto dei collaboratori, che sono importanti giornalisti del territorio con a capo il direttore Coronetti, posso dire che il primo bilancio è ottimo: ci sono in media 20mila persone che ci seguono quotidianamente.

Ecco, perché questo territorio?

Perché qui io nasco dal punto di vista professionale e imprenditoriale: sono un manager che si occupa di sanità e che ha creato una realtà a 3 chilometri dell’aeroporto internazionale più importante d’Italia e tra i primi 5 europei, che quest’anno ha chiuso con 23 milioni di passeggeri. 24 è dunque un auspicio per lo scalo.

Immagino anche 24 come le ore di informazione: a ciclo continuo, visto che siete online…

Giusto. E ‘ un piccolo giornale locale online che mi auguro nel tempo posso diventare una grande realtà su scala nazionale, ma non dimentichiamoci che le testate online si prestano idealmente anche ad essere lette da chi viene dall’estero.

E allora servirebbe anche la versione inglese…

In verità ci stiamo lavorando, tra qualche mese ci sarà anche la versione in inglese.

Malpensa è una realtà socio economica importante, ma oggi lanciarsi nell’editoria è veramente un’avventura…

Per me questa non è un’iniziativa imprenditoriale. La famiglia Iseni ha investito nei propri figli, all’interno della realtà sanitaria in cui io sono presente. Ora ci sono anche i nipotini: Luca di 6 anni e Martina di 3 e per cui penso a loro. Io voglio pensare ai figli e ai nipoti delle persone di buona volontà.

Un’operazione culturale, quindi?

Esatto. La cultura è la conoscenza in maniera precisa e perfetta di come stanno le cose, di come sono avvenuti e accaduti i fatti, nel rispetto della verità: penso che sia alla base di qualsiasi ragionamento legato all’informazione.

Secondo lei c’era proprio questo bisogno?

Non esiste nessun editore che io sappia in questo comprensorio, che si rivolge a 300mila abitanti intorno alla cintura, ma se andiamo dall’Alto Milanese al Basso Novarese arriviamo a 1 milione e 200mila abitanti.

Lei aveva già qui il cuore della sua attività dal punto di vista sanitario quindi aveva già visto quanto sia importante essere vicino a un aeroporto internazionale. Vogliamo ricordarlo?

Quando io ho iniziato, quasi 30 anni fa, la mia avventura in ambito sanitario, tutti dicevano che stavo costruendo una cattedrale nel deserto. A distanza di tre decenni il deserto, imprenditorialmente parlando, c’è in molte realtà lavorative purtroppo con tante persone licenziate e tante azienda hanno chiuso o stanno per farlo, ma l’aeroporto di Malpensa è sempre più vivo.

Lei tramite la clinica dà anche lavoro a tante persone…

Io lo definirei un ospedale privato, tanto che sono stato l’unico penso ad aver accreditato per questioni di qualità la realtà sanitaria, ma non ho contrattualizzato col sistema regionale le attività all’interno della nostra realtà. A volte mi hanno chiesto quale fosse il mio competitor… Io rispondo che non ho neanche paura del San Raffaele, di cui ho stima. Io do delle risposte chiare e precise attraverso gli specialisti che hanno la fortuna e la possibilità di usare dell’alta tecnologia per rispondere alle patologie o alle problematiche del cittadino.

Qui arrivano big da tutto il mondo a farsi curare, giusto?

Arrivano tantissime persone a curarsi. Per me sono tutti big.  Però c’è da tener presente che questa struttura ha avuto l’onore di curare alte cariche del mondo ecclesiastico, importanti personalità della politica, del diritto internazionale, della diplomazia. E ciò ha fatto in modo di far conoscere ulteriormente questa realtà sanitaria e Lonate Pozzolo. Auguro al sindaco Nadia Rosa, neo eletta, di avere grandi soddisfazione in qualità di ufficiale di governo di questo grande territorio, perché ricordo che è uno dei più grandi della provincia di Varese.

Ha citato lei la politica. Questa sua nuova attività da editore prelude a un interesse futuro per la politica?

Ho avuto il piacere, l’onore e l’onere di creare un quotidiano online. Basta guardare in Internet per trovare tante notizia, a volte vere a volte false. Ho avuto proposte tra il 2009 e il 2012 e oltre di avere un ruolo apicale nella politica italiana, anche con incarichi di governo, ma ho sempre declinato, perché la mia mission non è quella di fare il politico. Ho avuto il piacere di occuparmi professionalmente di tematiche legate al diritto internazionale umanitario e in particolare anche di quello dei rifugiati, che è attuale al momento, ma non entrerò nel merito della mia visione d’insieme. Chi ha desiderio di diventare un politico, deve cominciare da giovane, deve scalare le vette del proprio territorio e poi a quel punto può andare ad amministrare il bene comune, che è il nostro Stato.

Ma si può fare un giornale senza fare politica?

Sì, se si decide di dare parola a chiunque ha bisogno di dire la sua.

 

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