SPOSI: Due gocce nell’oceano

di Milani
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Dopo anni di silenzio, Monsignor Claudio Livetti, già decano a Busto Arsizio, torna a scrivere sulla carta stampata. Lo fa su Varese Mese. A ottobre ci parla dell’unione tra uomo e donna

Nel mese delle prime rose (Maggio) e in quello delle ultime rose (Ottobre) si celebrano molti matrimoni. Il matrimonio è una realtà meravigliosa da non ridicolizzare con umorismi scontati del tipo: “La sposa si veste di bianco perché per lei è una festa, lo sposo si veste di scuro perché per lui è un lutto. Dopo un anno lei festeggia l’anniversario e lui celebra una commemorazione”. Attribuiscono a Socrate, notoriamente vessato dalla moglie Santippe, questa raccomandazione: “Uomini, sposatevi comunque. Se troverete una buona moglie sarete felici. Se troverete una cattiva moglie, diventerete filosofi”. La Pastora protestante Lidia Maggi dice che il fidanzato guarda e pensa alla sua fidanzata come alla terra promessa dove scorre latte e miele. Il Vescovo Tonino Bello affermava che lo sposo e la sposa sono come due angeli con un’ala sola: soltanto abbracciati possono volare.

Quando un uomo e una donna hanno superato la fase dell’innamoramento, che è una fiammata effimera e sono giunti all’amore, che è una brace calda, che si può sempre riattizzare, hanno imparato a cambiare il “sopportarsi” negativo con un “supportarsi” positivo. Hanno un progetto comune di felicità, di fecondità e di perennità. Saint Exupery diceva : “Amare non vuol dire guardarsi l’un l’altro ma guardare insieme nella stessa direzione”. Quando c’è una meta comune, perfino il deserto diventa strada.

Il progetto matrimoniale ai nostri tempi si attua in una pluralità di scelte, diversamente motivate. La prima scelta è la convivenza, basata sulla convinzione che la propria serietà e sincerità siano bastevoli per una vita di coppia. Per alcuni la convivenza è una necessità; per altri è una ricerca, perché non si è ben convinti che nelle altre scelte ci sia un valore aggiunto. La seconda scelta, che non esclude i valori della prima, è il matrimonio civile, basato sulla convinzione che la legge dello Stato, coi suoi diritti e doveri, tuteli maggiormente la coppia, specialmente quando è diventata famiglia, dopo la nascita dei figli. Non ci si deve nascondere che la vita di una persona è lunga: malattie, fatti imprevisti, incidenti, decessi … hanno bisogno di sicurezze giuridiche. La terza scelta è quella del Matrimonio religioso. Se Dio non mi avesse chiamato a fare il prete, avrei fatto questa scelta come hanno fatto i miei genitori, per la fede che professo e perché in essa sono inglobati i valori delle due precedenti. Una presenza superiore è certamente una ricchezza.

In 22 anni come Prevosto ho benedetto circa 700 Matrimoni e a tutte le coppie ricordavo: “Voi siete come due gocce che si immergono nell’oceano”. L’umano intrecciato al divino è un tessuto più robusto; la presenza soprannaturale ha una carica di energie sempre nuove, che però bisogna coltivare e non esaurire, perché il Sacramento non rende invulnerabili. La fragilità è comune alle tre scelte.

A tutti gli sposi, i vecchi e nuovi rivolgo due auguri. Sappiano ripetere le tre parole suggerite da Papa Francesco: “Permesso. Grazie. Scusa” e non cerchino egoisticamente la felicità propria a spese dell’infelicità altrui.

 

 

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