Un pittore da ricordare

di Milani

Torna il Premio d’arte Carlo Farioli. La seconda edizione del concorso intitolato al compianto artista bustocco é all’insegna del tema “In-stabili equilibri”. Dal 23 giugno all’8 luglio a Palazzo Marliani Cicogna a Busto Arsizio la collettiva delle opere scelte dall’apposita commissione curatoriale

di Alessia Zaccari

“Nostro padre, oltre che un pittore, era un appassionato d’arte”. Così Elisabetta, figlia di Carlo Farioli, ricorda il papà scomparso 5 anni orsono e in memoria del quale é nata un’associazione che lei presiede: “Ha iniziato a dipingere prestissimo e il suo percorso artistico è stato tracciato da una ricerca personale espressa nei tanti lavori eseguiti negli anni. Quadri, affreschi, ceramiche… Era una persona estremamente cordiale e tutti coloro che lo hanno conosciuto conservano un buon ricordo. Modesto, semplice, pur nella consapevolezza di avere talento, ha sempre vissuto la propria arte in modo molto personale. Le sue emozioni, la sua forza erano e sono nelle pennellate e nei colori dei suoi dipinti…”. Un uomo che ha dedicato la propria esistenza alla pittura, come spiega ancora l’erede: “Papà ci ha sempre trasmesso la passione per l’arte. Passione che dopo la sua scomparsa è diventata anche un’eredità di valori e contenuti. Quando ci si rende conto di avere ricevuto così tanto non si può che ringraziare per questo dono.  Ecco l’idea del premio. In suo ricordo offrire, a chi decide di dedicarsi all’arte con vero amore e dedizione, una piccola possibilità”.

Di qui l’idea di ricordarlo attraverso un concorso, che ha debuttato lo scorso anno. Per partecipare alla seconda edizione del Premio d’arte dedicato all’artista Carlo Farioli e organizzato dall’associazione culturale a lui intitolata, con il patrocinio del Comune di Busto Arsizio, c’é tempo fino al 13 maggio.

“Abbiamo scelto il tema In-stabili equilibri per offrire uno spunto di riflessione agli artisti lasciando la massima libertà di espressione e interpretazione su quella che può essere la condizione, nella precarietà che caratterizza la nostra società, nei rapporti umani e in tutto quello che ci circonda”, spiega Manuela Ciriacono, curatrice dello Spazio Arte Carlo Farioli.

Nell’odierno panorama contemporaneo, dominato spesso dall’incertezza, l’arte può essere una risposta poiché, in maniera diretta o indiretta, riguarda la condizione umana. Il linguaggio poetico – artistico diventa dunque espressione di verità e denuncia di un’insofferenza sociale e culturale. Il premio diviene, proprio attraverso l’arte e alle sue potenziali risposte,  occasione di relazione, confronto e riflessione.

Il concorso è aperto a tutti gli artisti residenti in Italia, senza limiti di età, agli studenti degli istituti d’arte e delle accademie. E’ richiesta la realizzazione di un’unica opera aderente al tema: pittura, scultura-installazione o fotografia.

Una commissione curatoriale individuerà le opere selezionate per la mostra collettiva che si svolgerà dal 23 giugno all’8 luglio a Palazzo Marliani Cicogna a Busto Arsizio. In occasione dell’apertura si terrà la cerimonia di premiazione. L’opera vincitrice entrerà a far parte delle Raccolte civiche del Comune di Busto e all’artista verrà inoltre offerta la possibilità di organizzare una personale nella sede espositiva dell’Associazione Spazio Arte Carlo Farioli.

“Ci auguriamo di avere la stessa calorosa partecipazione dello scorso anno – precisa Ciriacono – con più di 140 iscritti da tutta Italia. Il riscontro per ora è positivo, ma confidiamo comunque che sempre più artisti aderiscano alla nostra iniziativa”. Il premio, nato nel 2017, è un riconoscimento dedicato alla memoria dell’artista Carlo Farioli (Busto Arsizio 1931- Milano 2013), che è stato parte integrante della scena culturale della sua città, alla quale ha dedicato numerosi lavori. Lo scopo è quello di promuovere e valorizzare l’arte e gli artisti contemporanei.

Intanto, nello studio di Farioli, in via Silvio Pellico, trasformato nella sede dell’associazione a lui intitolata, il tempo sembra essersi fermato. I cavalletti, i quadri, libri e pennelli: gran parte degli “strumenti” del mestiere sono rimasti come li aveva lasciati.

 

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